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Il progetto Ballu Tundu nasce dall’idea di coniugare tradizione e innovazione attraverso l’utilizzo di materiali e tecniche antichissime, legate all’arte della tessitura e dell’intreccio dei cestini.

Attraverso l’uso di antichi telai in legno si realizzano, ancora oggi, con le sapienti mani di esperte tessitrici, lavori di grande valore quali tappeti, arazzi, tendaggi ecc. lavorando lana di pecora sarda, cotone e lino, spesso nei loro colori naturali o tinti con sostanze di origine vegetale, mentre attraverso l’asfodelo (Asphodelus albus), la cui lavorazione ha radici altrettanto antiche, si intrecciano cestini e contenitori dal design sempre più suggestivo. Ebbene, coniugando una particolare lavorazione della lana insieme a quella dell’asfodelo, è nata l’idea di rappresentare gli ideali di unità, fraternità, gioia e armonia attraverso la raffigurazione di sette copie di ballerini (sette erano i regni che nella primavera del 1861 diedero origine all’Italia), uniti nel ballo più popolare della Sardegna: il ballo tondo (ballu tundu).

   

Il ballo tondo, ballo sardo per antonomasia, è anche quello più comune e ricco di significati ancestrali, derivando sicuramente da riti propiziatori; esso è espressione del “patrimonio di comunità”, di quella comunità che in esso, per molteplici motivi, si identifica. L’opera che qui si intende rappresentare consiste in un arazzo sulla cui base, tessuta in orbace (particolare tessuto di lana grezza, impermeabile, tipico dei costumi sardi), viene inserita la corteccia dell’asfodelo per dare forma, in questo caso, alle coppie dei ballerini che, uniti per mano, daranno luogo, in cerchio, ad un armonico e gioioso ballo.

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